La prevenzione contro il cancro passa anche dai social

12 febbraio 2020
I limiti e le potenzialità di Facebook nel fare da megafono ai corretti comportamenti di prevenzione tumorale: ecco cosa attira la nostra attenzione e come si possono sfruttare i meccanismi inconsci per fare corretta informazione su cancro e salute. Precisione e autorevolezza dei contenuti, oltre alla mobilitazione in prima persona, fanno ancora la differenza.

Come per qualunque argomento, anche per la salute e la lotta contro i tumori sui social si trova di tutto: dalle informazioni autorevoli e di qualità fino alle più strane teorie prive di fondamento. Ma in che misura le persone davvero si fidano di ciò che leggono in bacheca? Uno studio appena pubblicato e condotto negli Stati Uniti ha mostrato che, almeno per chi possiede un discreto grado di alfabetizzazione scientifica, le bufale sul cancro potrebbero essere destinate a vita breve.

Sfruttando una tecnologia di analisi dei movimenti oculari (eye tracking) sulle decine di volontari che si sono sottoposti ai testi, gli scienziati hanno infatti stabilito che quasi la metà del tempo dedicato a un contenuto pubblicato su Facebook viene spesa per leggere e valutare da quale fonte provenga il messaggio, in modo da farsi un’idea della sua attendibilità prima ancora di leggere il contenuto. Viceversa, l’attenzione è scarsa nei confronti degli elementi decorativi, come l’eventuale presenza di immagini curiose o di altri distrattori. E in generale l’attenzione ai post collegati alla salute è maggiore rispetto a quelli d’altro genere, dal gossip all’informazione d’attualità.

Solo buone notizie, quindi? Non proprio, perché lo studio ha messo in evidenza anche diversi limiti della comunicazione sui social riguardo alla prevenzione dei tumori. Anzitutto, anche per le persone più preparate e attente, il tempo dedicato a leggere e riflettere sui contenuti è bassissimo in termini assoluti, e solo nella migliore delle ipotesi si arriva alla decina di secondi. In secondo luogo, c’è una dipendenza dal tipo di background e formazione delle singole persone: meno si ha l’abitudine a confrontarsi con contenuti scientifici e più si dedicherà attenzione alle immagini frivole rispetto ai testi e ai contenuti più interessanti e ricchi di informazioni.

Altro tema critico è la differenza di attenzione che ricevono i post di semplici utenti rispetto a quelli pubblicati da pagine ufficiali di istituzioni e centri di ricerca. In modo poco ragionevole, infatti, viene prestata più cura nella lettura di quanto pubblica una persona qualsiasi rispetto a profili verificati e corrispondenti a voci autorevoli. E da ultimo, ma non per importanza, lo studio ha ribadito come la situazione tenda a complicarsi soprattutto quando chi pubblica i contenuti lo fa con malizia, con il deliberato intento di ingannare il pubblico per raggiungere un proprio scopo.

Cosa ricavarne dunque, nella pratica, per rendere i social veicoli efficaci di corretti stili di vita? Da lettori, concedersi un po’ di tempo in più per analizzare e fare propri i contenuti, prestando molta attenzione alla fonte ma anche a consigli e suggerimenti riportati nei post. Per chi si lancia anche nella pubblicazione di propria ideazione, poi, combinare l’autorevolezza delle fonti con la personalizzazione. Ad esempio, ricondividendo sul proprio profilo personale i post pubblicati da enti e istituzioni, facendo attenzione a non amplificare per sbaglio i messaggi provenienti da fonti poco attendibili.

Tutto ciò diventa fondamentale quando i consigli lanciati su Facebook hanno un impatto concreto sulla salute e sullo stile di vita delle persone. Gli scienziati in questo caso si sono focalizzati sulle buone regole di protezione della pelle prima di esporsi al sole e sull’utilità della vaccinazione HPV contro il papilloma virus, ma gli esempi pratici che i frequentatori dei social si trovano davanti ogni giorno sono infiniti.


Gianluca Dotti
Giornalista scientifico – Tecnoscienza

Fonte  http://bit.ly/PrevenzioneCancroFacebook

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