La prevenzione contro il cancro non ha età

15 luglio 2019
Più di due terzi dei nuovi tumori sono diagnosticati agli ultrasessantenni e l’età media della popolazione continua ad aumentare. Ecco perché occorre una serie di azioni combinate: dall’educazione sanitaria all’incentivare l’uso dei servizi di prevenzione. Con un occhio di riguardo alle protezioni solari e ai fattori di rischio legati alla povertà e ai disastri naturali.

Non si è mai troppo anziani, né troppo giovani, per adottare le buone pratiche di prevenzione contro i tumori. Soprattutto per chi è nei sessanta e nei settanta, in particolare, le statistiche indicano un’altissima incidenza di sviluppo del cancro. Anche in queste fasce di età è quindi importante promuovere e incentivare comportamenti virtuosi.

Questo obiettivo ha fatto nascere un lungo studio interdisciplinare – durato due anni e da poco pubblicato – che ha riunito i massimi esperti mondiali di prevenzione e controllo del cancro, per individuare delle linee guida efficaci nella promozione della salute in età adulta e avanzata. Il risultato è una collezione di 11 articoli scientifici, in inglese, che raccolgono i più interessanti risultati della ricerca e che sono stati messi a disposizione gratuitamente online (potete trovarli al link in fondo alla pagina).

Ma in cosa consistono queste buone pratiche? La prima cosa, del tutto generale, è l’alfabetizzazione sanitaria, ossia tutto ciò che riguarda la cultura sul funzionamento del nostro corpo e su che cosa faccia bene o male alla nostra salute. Pari merito, secondo i ricercatori, è anche la lotta contro le discriminazioni basate sull’età: una società che critica o penalizza le persone più avanti con gli anni, infatti, stimola atteggiamenti negativi verso l’invecchiamento e alimenta un circolo vizioso pure dal punto di vista clinico.

Volendo essere più specifici, poi, particolare attenzione merita il tema della protezione solare, spesso trascurata in età avanzata, eppure fondamentale per scongiurare i tumori della pelle. Molto interessanti, ma ancora da approfondire da parte dei ricercatori, sono i possibili legami tra lo sviluppo di tumori e il vivere situazioni di forte disagio. Basta pensare ad esempio a chi ha vissuto in prima persona una calamità naturale, come un terremoto o un’alluvione, ma anche a chi è costretto a vivere in condizioni di ristrettezze economiche e dunque non ha il denaro per mettere in atto le buone pratiche di tutela della salute.

Per queste persone, come in generale per tutti gli adulti e gli anziani, è fondamentale sfruttare i servizi sanitari preventivi. Il tutto combinato con il vivere in contesti sani, sia da un punto di vista sociale sia ambientale. "Un approccio globale alla prevenzione anti-tumore riduce l'esposizione alle più note cause del cancro, promuove la creazione di ambienti idonei, amplia l'uso appropriato dei servizi di prevenzione clinica e coinvolge anche gli anziani in questi sforzi", hanno scritto i ricercatori nell’introduzione al loro lavoro.

Infine, due considerazioni di ampio respiro. La prima è che lo sviluppo del cancro è un processo che coinvolge una moltitudine di elementi, dunque ogni fattore di rischio rappresenta allo stesso tempo un’opportunità per fare prevenzione. La seconda è che molte delle esposizioni a questi fattori di rischio dipendono dalla comunità in cui viviamo, che anche se non ce ne accorgiamo modella il nostro comportamento e il nostro stile di vita. Un’azione a livello di interi gruppi sociali, quindi, può essere la soluzione ideale per ottimizzare gli sforzi e ridurre l’incidenza del cancro sull’intera popolazione.

Fonte: http://bit.ly/TheGerontologist

Gianluca Dotti
Giornalista scientifico

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