Prima o poi,la rabbia monta. Può arrivare in modi diversi, in tempi diversi, ma quando ci si trova a fare i conti con un tumore per molti è quasi inevitabile sentirsi arrabbiati. Arrabbiati con il mondo, con se stessi, con la famiglia e con i curanti. È un sentimento naturale, soprattutto quando ci si sente particolarmente vulnerabili, ed è naturale che in certi momenti prenda il sopravvento. Alcune volte, può trattarsi anche dell'effetto di uno dei farmaci prescritti.
Occorre domandarsi cos'è che ci fa arrabbiare: la malattia in sé o qualche elemento specifico, come il dolore o la difficoltà di lavorare? L'atteggiamento dei medici o quello dei familiari? Poi è utile individuare tre strategie con un diverso orizzonte temporale: che cosa posso fare per migliorare un po' le cose, nell'arco della giornata di oggi? Che cosa nel corso della settimana? Che cosa nel prossimo mese? Occorre porsi obiettivi semplici e rimanere concentrati su di essi, così da non lasciare che la rabbia prenda il sopravvento". L'identificazione dell'origine permette molte volte di trovare una soluzione concreta al problema e con l'aiuto di figure specialistiche come uno psicologo, lo psiconcologo oppure di un counselor* (vedi nota a margine) è possibile affrontare il problema in modo efficace e più agevole.
Alcuni professionisti della relazione d'aiuto (psicologo/psiconcologo) possono utilizzare inoltre la mindfulness (una forma di meditazione), lo yoga e altre tecniche per combattere lo stress. È importante non fermarsi a una tecnica sola, specie se non funziona del tutto:rabbia e stress possono essere per alcune persone sentimenti nuovi e intensi e non si può prevedere con certezza che cosa apporterà benefici.
L'Associazione Americana di Oncologia Medica, ha raccolto di recente una serie di suggerimenti pratici per provare a usare gli sfoghi di rabbia in chiave positiva, continuando a sperimentare nuovi modi finché non si trova quello più adatto ed efficace, caso per caso.
La funzione di “farsi aiutare” è quella di avere maggiore consapevolezza della propria condizione di paziente oncologico e di apprendere gli strumenti almeno per tradurlo in parole. Riuscire ad esprimersi infatti, aiuta ad abbattere una certa quota di ansia, la paura, un certo senso di isolamento e solitudine, riuscire ad esprimere e condividere pensieri che non si crede o non ci si permette di esprimere. E questo vale anche per i famigliari : non eludere mai i problemi, ma discuterne per trovare il modo di affrontarli e sostenersi reciprocamente.
Chi desidera avere maggiori informazioni può contattare la segreteria della Lilt-Bologna:
Tel. 051 4399148
e-mail segreteria@legatumoribologna.it
*Definizione di counseling:
Il counseling professionale è un'attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione.
Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento. Il counseling non è un'intervento di terapia psicologica.