Parlare di tumore: l'importanza di esprimere le emozioni

29 aprile 2019
L'Associazione Americana di Oncologia Medica, ha raccolto di recente una serie di suggerimenti pratici per provare a usare gli sfoghi di rabbia in chiave positiva.

Prima o poi,la rabbia monta. Può arrivare in modi diversi, in tempi diversi, ma quando ci si trova a fare i conti con un tumore per molti è quasi inevitabile sentirsi arrabbiati. Arrabbiati con il mondo, con se stessi, con la famiglia e con i curanti. È un sentimento naturale, soprattutto quando ci si sente particolarmente vulnerabili, ed è naturale che in certi momenti prenda il sopravvento. Alcune volte, può trattarsi anche dell'effetto di uno dei farmaci prescritti.

Occorre domandarsi cos'è che ci fa arrabbiare: la malattia in sé o qualche elemento specifico, come il dolore o la difficoltà di lavorare? L'atteggiamento dei medici o quello dei familiari? Poi è utile individuare tre strategie con un diverso orizzonte temporale: che cosa posso fare per migliorare un po' le cose, nell'arco della giornata di oggi? Che cosa nel corso della settimana? Che cosa nel prossimo mese? Occorre porsi obiettivi semplici e rimanere concentrati su di essi, così da non lasciare che la rabbia prenda il sopravvento". L'identificazione dell'origine permette molte volte di trovare una soluzione concreta al problema e con l'aiuto di figure specialistiche come uno psicologo, lo psiconcologo oppure di un counselor* (vedi nota a margine) è possibile affrontare il problema in modo efficace e più agevole.

Alcuni professionisti della relazione d'aiuto (psicologo/psiconcologo) possono utilizzare inoltre la mindfulness (una forma di meditazione), lo yoga e altre tecniche per combattere lo stress. È importante non fermarsi a una tecnica sola, specie se non funziona del tutto:rabbia e stress possono essere per alcune persone sentimenti nuovi e intensi e non si può prevedere con certezza che cosa apporterà benefici.

L'Associazione Americana di Oncologia Medica, ha raccolto di recente una serie di suggerimenti pratici per provare a usare gli sfoghi di rabbia in chiave positiva, continuando a sperimentare nuovi modi finché non si trova quello più adatto ed efficace, caso per caso.

  • Prendi coscienza della tua rabbia: alle volte ci si lascia trasportare dalla rabbia prima di aver realizzato completamente i sentimenti e le emozioni che l'hanno provocata.
  • Evita di indirizzarla sugli altri: è meglio convogliare la propria rabbia verso ciò che la causa, piuttosto ce su altre persone.
  • Non lasciare che mascheri altri sentimenti: ogni tanto la rabbia viene usata, in modo più o meno consapevole, per nascondere sentimenti dolorosi e difficili da esprimere, come tristezza e senso di disperazione.
  • Non aspettare che diventi ingestibile: se si esprime subito questa emozione, appena la si riconosce, si può evitare che continui a covare, e che finisca per essere espressa in un modo negativo.
  • Cerca una maniera salutare per esprimere la tua rabbia; ci sono vari modi, tra cui:
    • discutere le ragioni della rabbia con un familiare o con un amico di cui si ha fiducia;
    • dedicarsi a un'attività fisica quando la rabbia raggiunge il culmine;
    • sfogarsi picchiando un cuscino con i pugni o con una mazza di plastica;
    • urlare a pieni polmoni chiusi in automobile, o in una stanza privata;
    • sperimentare le terapie di rilassamento, i massaggi, la musicoterapia o l'arte-terapia.
  • Prendi in considerazione l'idea di un sostegno professionale: se la rabbia continua a essere difficile da gestire, può essere utile avviare una sessione di sostegno individuale o di gruppo, per individuare,quali sono i fattori scatenanti della rabbia, imparare a evitare le risposte di tipo distruttivo e scoprire come esprimere il proprio malessere in modo salutare.


La funzione di “farsi aiutare”
è quella di avere maggiore consapevolezza della propria condizione di paziente oncologico e di apprendere gli strumenti almeno per tradurlo in parole. Riuscire ad esprimersi infatti, aiuta ad abbattere una certa quota di ansia, la paura, un certo senso di isolamento e solitudine, riuscire ad esprimere e condividere pensieri che non si crede o non ci si permette di esprimere. E questo vale anche per i famigliari : non eludere mai i problemi, ma discuterne per trovare il modo di affrontarli e sostenersi reciprocamente.

Chi desidera avere maggiori informazioni può contattare la segreteria della Lilt-Bologna:
Tel. 051 4399148
e-mail segreteria@legatumoribologna.it

*Definizione di counseling:
Il counseling professionale è un'attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione.
Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento. Il counseling non è un'intervento di terapia psicologica.

LILT Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori - Associazione Metropolitana LILT di Bologna
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