Occhio ai fritti contro il cancro al colon e le coliti

11 ottobre 2019
La frittura è un tipo di cottura da non demonizzare in assoluto, ma che conviene comunque utilizzare in modo oculato anche per le persone del tutto sane. Nuove evidenze scientifiche mostrano che gli oli da frittura possono aggravare diverse patologie intestinali, incluso il tumore al colon. In questi casi, quindi, è preferibile concedersi il piacere del fritto solo di rado, per non vanificare gli effetti delle terapie.

Anche se in tutto il mondo i fritti sono parte fondamentale delle culture culinarie, Italia inclusa, gli studi scientifici a proposito del loro effetto sulla salute hanno finora dato risposte abbastanza confuse. In sintesi, è ormai chiaro che non si tratta di un metodo di cottura da evitare in assoluto, ma allo stesso tempo è bene seguire alcune buone norme di preparazione e soprattutto non eccedere nelle quantità, limitandosi a un paio di volte a settimana al massimo anche per chi gode di ottima salute. Secondo altre fonti, il massimo settimanale ammissibile è di una sola volta ogni sette giorni.

Una recente ricerca scientifica si è concentrata in particolare sull’effetto delle fritture sulle persone colpite da patologie intestinali come coliti e cancro al colon, aiutando a fare chiarezza su quali abitudini siano corrette e quali da sconsigliare. Anticipiamo subito la conclusione: in questi casi i fritti – e in particolare gli oli delle fritture – hanno un effetto negativo sullo sviluppo della malattia, dunque andrebbero ridotti drasticamente se non eliminati del tutto.

Il gruppo di scienziati che ha condotto lo studio - dai laboratori dell’università statunitense di Amherst nel Massachusetts - ha svolto le ricerche utilizzando come cavie i topi, e ha ottenuto risultati ritenuti validi anche per gli esseri umani. Confrontando i casi in cui si è introdotta nella dieta giornaliera una quota di olio da frittura con quelli in cui si è utilizzato solo olio a crudo, si è osservata una significativa differenza del decorso delle patologie al colon.

Aggravamento delle infiammazioni intestinali, ingrandimento accelerato della massa tumorale e peggioramento delle ulcere (con tanto di contaminazioni del sangue con i batteri intestinali) sono solo alcuni degli effetti avversi registrati dai ricercatori, che hanno riferito anche di un raddoppio delle dimensioni del tumore in poche settimane per i topi alimentati a fritture. “Questo non significa che gli oli da frittura causino il cancro al colon”, hanno chiarito gli scienziati, “ma solo che il fritto aggrava il decorso della malattia in chi ne è già colpito, rendendone più ardua la guarigione”.

La spiegazione ritenuta più probabile per questo spiacevole effetto è che l'ossidazione degli acidi grassi polinsaturi – un processo chimico che si verifica quando l'olio viene riscaldato – sia la causa scatenante dell’infiammazione. Ma al di là dei dettagli biochimici, sarebbe importante cambiare le abitudini alimentari di quelle persone che continuano a consumare regolarmente fritti, nonostante soffrano di malattie oncologiche all’intestino.

Ci sono poi alcuni consigli, validi per tutti, da tenere a mente quando si cucina un fritto, proprio per ridurre gli effetti spiacevoli. Ad esempio, meglio usare una quantità abbondante di olio assicurandosi che gli alimenti siano completamente immersi, e poi ridurre il tempo di frittura a pochi minuti e non superare mai la temperatura di 180°C. A fine cottura, poi, si consiglia di passare più volte il cibo nella carta assorbente (per ridurre la quantità d’olio ingerita) e soprattutto di non usare ripetutamente lo stesso olio per più sessioni di frittura.

Gianluca Dotti
Giornalista scientifico / Tecnoscienza


Fonte: http://bit.ly/CancerPreventionResearch2019

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