Carcinoma della prostata: diagnosi

28 aprile 2022
Il carcinoma della prostata è per frequenza il secondo tumore dell’uomo. Nella maggioranza dei casi, la diagnosi di tumore della prostata si affida agli esami di routine, ce li spiega il dott. Claudio Ferri.

Il carcinoma della prostata è per frequenza il secondo tumore dell’uomo, nonostante ciò, lo screening di massa del carcinoma della prostata rimane estremamente controverso in quanto i risultati in termini di riduzione della mortalità non sono ancora incontrovertibili. Lo screening sistematico non è al momento consigliato al contrario di quello opportunistico per cui è consigliato il dosaggio del PSA dopo i 50 anni o dopo i 40 in caso di familiarità.

Nella maggioranza dei casi, la diagnosi di tumore della prostata si affida agli esami di routine, poiché agli stadi iniziali questa neoplasia è in genere asintomatica, tanto che il 30% circa dei casi vengono scoperti quando la malattia si è già diffusa oltre la ghiandola.

L’esplorazione rettale consiste nella palpazione della ghiandola attraverso la parete del retto e consente di valutare dimensioni, consistenza ed eventuale sintomatologia dolorosa indotta dalla manovra.

L’esame principale è rappresentato dal PSA glicoproteina prodotta esclusivamente dalla prostata la cui funzione è quella di mantenere la fluidità del liquido seminale. Tutte le malattie prostatiche: ipertrofia, prostatiti, cancro e altre, possono produrre un aumento dei valori del PSA ma in caso di loro persistenza bisogna escludere che ciò dipenda da un carcinoma.

Il passaggio successivo è costituito dalla ecografia transrettale della prostata che consente di ottenere dati ancor più precisi ma solo nel 20% dei casi riesce a identificare alterazioni della struttura ghiandolare compatibili col tumore (lesioni ipoecogene).

In caso di persistenza del dubbio il passaggio successivo è costituito dall’esecuzione di una Risonanza Multiparametrica della prostata. Questo esame rappresenta la metodica radiologica più adatta per tracciare l’anatomia della prostata e dei tessuti circostanti e identificare eventuali lesioni neoplastiche prostatiche presenti. Si parla di risonanza multiparametrica perché acquisisce parametri multipli: morfologia, perfusione ematica, densità cellulare e metabolismo.

La diagnosi di certezza però è consentita solo dalle biopsie multiple della prostata esame che viene fatto in genere ambulatorialmente in anestesia locale e consiste nel prelievo di piccoli campioni di tessuto prostatico (almeno 12 in proporzione alle dimensioni) da diverse aree della ghiandola. Tali prelievi si possono eseguire per via transrettale o per via perineale. L’esecuzione di una Risonanza prima delle biopsie consente spesso si identificare una lesione dubbia ed eseguire pertanto dei prelievi mirati della lesione stessa e delle aree circostanti aumentando così le capacità diagnostiche.

Dott. Claudio Ferri

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