Il carcinoma della prostata è per frequenza il secondo tumore dell’uomo, nonostante ciò, lo screening di massa del carcinoma della prostata rimane estremamente controverso in quanto i risultati in termini di riduzione della mortalità non sono ancora incontrovertibili. Lo screening sistematico non è al momento consigliato al contrario di quello opportunistico per cui è consigliato il dosaggio del PSA dopo i 50 anni o dopo i 40 in caso di familiarità.
Nella maggioranza dei casi, la diagnosi di tumore della prostata si affida agli esami di routine, poiché agli stadi iniziali questa neoplasia è in genere asintomatica, tanto che il 30% circa dei casi vengono scoperti quando la malattia si è già diffusa oltre la ghiandola.
L’esplorazione rettale consiste nella palpazione della ghiandola attraverso la parete del retto e consente di valutare dimensioni, consistenza ed eventuale sintomatologia dolorosa indotta dalla manovra.
L’esame principale è rappresentato dal PSA glicoproteina prodotta esclusivamente dalla prostata la cui funzione è quella di mantenere la fluidità del liquido seminale. Tutte le malattie prostatiche: ipertrofia, prostatiti, cancro e altre, possono produrre un aumento dei valori del PSA ma in caso di loro persistenza bisogna escludere che ciò dipenda da un carcinoma.
Il passaggio successivo è costituito dalla ecografia transrettale della prostata che consente di ottenere dati ancor più precisi ma solo nel 20% dei casi riesce a identificare alterazioni della struttura ghiandolare compatibili col tumore (lesioni ipoecogene).
In caso di persistenza del dubbio il passaggio successivo è costituito dall’esecuzione di una Risonanza Multiparametrica della prostata. Questo esame rappresenta la metodica radiologica più adatta per tracciare l’anatomia della prostata e dei tessuti circostanti e identificare eventuali lesioni neoplastiche prostatiche presenti. Si parla di risonanza multiparametrica perché acquisisce parametri multipli: morfologia, perfusione ematica, densità cellulare e metabolismo.
La diagnosi di certezza però è consentita solo dalle biopsie multiple della prostata esame che viene fatto in genere ambulatorialmente in anestesia locale e consiste nel prelievo di piccoli campioni di tessuto prostatico (almeno 12 in proporzione alle dimensioni) da diverse aree della ghiandola. Tali prelievi si possono eseguire per via transrettale o per via perineale. L’esecuzione di una Risonanza prima delle biopsie consente spesso si identificare una lesione dubbia ed eseguire pertanto dei prelievi mirati della lesione stessa e delle aree circostanti aumentando così le capacità diagnostiche.
Dott. Claudio Ferri